Non ce l’abbiamo con la grande distribuzione in particolare
Spesso e volentieri avete letto delle nostre critiche verso la grande distribuzione e degli inviti a non acquistare frutta e verdura in questi centri commerciali. Ma badate bene, non perchè chi gestisce queste strutture siano delle persone malvagie, che vogliono avvelenare i consumatori per il profitto, lungi da noi il pensare questo. Noi stessi acquistiamo presso queste strutture, ma non frutta e verdura.
Per il semplice fatto che loro, per la loro struttura, non sono in grado di fornirci dei prodotti ortofrutticoli sani e nutrienti, cominciamo dalle verdure.
Chi ha avuto un orto, sa perfettamente che se io raccolgo dell’insalata al mattino
o la mangio prima di sera, o se no la devo buttare, perchè perde sapore e degrada. Quindi come fa ad arrivare ancora abbastanza presentabile sul banco del supermercato? Dopo che sarà passata almeno una settimana se non due dalla raccolta? Ma sopratutto come faccio a trovarmi la lattuga o i pomodori a Gennaio? Deve essere trattata con antiputrescenti, raggi gamma, ecc.
Molti pensano che il progresso ci dia tutto questo, ma la natura fa crescere i pomodori in serra da Giugno e in pieno campo da fine luglio, questo da sempre, e le lattughe da maggio fino a ottobre, e a Natale non ci sono le fragole, e nemmeno l’uva bianca. Quello che trovate sui banchi del supermercato è tutta roba trattata che niente ha a che fare con l’alimentazione sana. Di tutto questo magari la colpa non è imputabile alla distribuzione, ma è a monte fra i mediatori, grossisti, ecc. che fanno speculazioni stoccando nelle celle enormi quantità di verdura e frutta per farne lievitare i prezzi per l’aumentare della domanda e il diminuire dell’offerta, e immetterli sul mercato fuori stagione quando il prezzo è normalmente più caro, ma dal punto di vista nutritivo le derrate non hanno ormai più nulla da dire.
Un altro motivo per cui non acquistiamo nella grande distribuzione, è che la frutta e la verdura vienecoltivata con l’agricoltura intensiva, per strappare prezzi stracciati all’ingrosso, addirittura c’è chi lavora in perdita, ho sentito in un servizio alla TV, che in Emilia una grossa catena della grande distribuzione paga 0,45 €, le nettarine, agli agricoltori, che a loro costa 0,85 € produrle, se si rifiutassero di coltivarle dovrebbero pagare delle grosse penali per contratti stipulati precedentemente. Ma non è questo il problema, con questo tipo di agricoltura, i terreni sono super sfruttati o quasi sterili, le piante non sono più in grado di difendersi dagli attacchi di funghi e parassiti vari, quindi sono obbligati a fare uso di pesticidi e anticrittogamici in modo massiccio a discapito della salute di chi opera in questo settore, e di chi consuma frutta e verdura.
Un altro motivo riguarda la frutta che purtroppo per evitare scarti viene raccolta ancora acerba, quindi trattata con raggi gamma, per impedirne la maturazione invece sappiamo che per usufruire delle importanti sostanze nutritive, vitamine, zuccheri, sali minerali, dovrebbe essere raccolta al giusto punto di maturazione e consumata subito. Cosa impossibile, sia per la grande distribuzione, che per il fruttivendolo sotto casa, perchè anche lui acquista dagli ortomercati e non più dal contadino direttamente. Quante volte abbiamo acquistato frutta ancora non matura, per poi scoprire dopo qualche giorno, una volta aperta all’interno era marcia. La frutta raccolta acerba non ha nulla da dire in fatto di valori nutritivi, neanche quando diventa un po’ più “commestibile”, ma non sarà mai più, “matura”, quindi in grado di darci le sostanze nutritive necessarie, la maturazione avviene sull’albero grazie alla fotosintesi clorofilliana.
Quindi acquistiamo direttamente dai produttori bio di frutta e verdura, aderiamo ai GAS, oppure se abbiamo un orto e un frutteto produciamo da soli il nostro fabbisogno, con la tecnologia dei Microrganismi, per l’inverno è sufficiente preparare da soli marmellate e confetture, mangeremo qualche vitamina in meno, ma eviteremo i pesticidi e altre porcherie.
Alla prossima Bruno Peterle
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